Di queste due splendide isole abbiamo conosciuto quasi esclusivamente le coste, esplorate con cura in vari viaggi effettuati nel tempo. Questa volta scopriremo di esserci persi qualcosa di veramente bello, fra cose da vedere e strade da… godere. Più volte ho avuto modo di commentare l’eccessivo ricorso, da parte dei miei colleghi mototuristi, all’aggettivo ‘mozzafiato’; i panorami che abbiamo visto noi in questo viaggio li lascerebbero a corto di aggettivi.
Imbarcati come al solito da Genova, arriviamo a Bastia. La nave sembra voler giustificare un pernottamento e una cena a bordo andando decisamente lenta. Anche il traffico di questa cittadina Corsa è mostruosamente lento. Finalmente ne usciamo e ci dirigiamo verso Asco, che si trova nella parte alta della omonima valle che serpeggia da Est verso Ovest ai piedi del monte Cinto. Le gole spettacolari, un rivo d’argento e una temperatura frizzantina sono quanto di più eccitante ci possa essere per viaggiare in moto.


Prendiamo hotel per due giorni e scopriamo quanto sia caro soggiornare in Corsica. Ci andammo negli anni ’90, e c’erano ancora i Franchi (nel senso di valuta :-); adesso, con l’Euro, il raffronto è immediato. E’ molto più cara della stessa Francia.
Facciamo un giro a Nord, fino a Ile Rousse, e giriamo l’interno, fermandoci nel grazioso paese di Belgodere. (Ogni commento su questo nome è a buon mercato)

Secondo giorno
Che atmosfera natalizia! Come sarebbe a dire? Si, natalizia. In mezzo alle montagne, in un grazioso alberghetto e… nevica! Nevica grosso così. Ehi!, ma non siamo al 15 di maggio? Gli albergatori giurano che anche loro non avevano mai visto nevicare così tardi. Non so se crederci. Alla faccia della ‘temperatura frizzantina’ di ieri.

Nel giro di un paio di ore smette. Dopo un’altra ora esce il sole, e dopo un’altra ora le strade sono asciutte. Risaliamo in sella, ma beccheremo ancora pioggia, poi sole, poi grandine, poi pioggia, ecc ecc. In questo modo andiamo a Corte, poi la D18 fino a Castirla, poi la D71 fino a Morosaglia e una deviazione fino a Castello di Rostino (dove però non ci sono castelli), infine torniamo ad Asco, ripercorrendo un’altra volta queste gole spettacolari.
Terzo giorno
Sarebbe un giorno di trasferimento, ma diventa una gioia continua. Il meteo è perfetto: terso e azzurro con temperature gradevoli. Percorriamo per l’ultima volta la valle dell’Asco, poi un breve tratto di statale veloce fino a Corte, quindi le splendide gole che portano a Calacuccia, poi la foresta del Valdu Niello, il Col de Verghiu (paesaggio bianco di neve e strada appena sgombrata). Riscendendo dall’altra parte, le gole di Evisa, il borgo di Porto coi suoi paesaggi marini e infine le maestose e splendide Calanche. Di tutto e di più nella stessa giornata.
Le strade, oltre che spettacolari, sono ben tenute, anche se non proprio perfette. Le curve sono ben disegnate, per cui guidarvi la moto è proprio appagante.








Ci fermiamo poco lontani dalla costa nella zona sud-occidentale dell’isola, nella zona di Petreto Bicchisano. L’hotel si chiama ‘U Mulinu’, mentre il precedente si chiamava ‘E Cime’. Sembrerebbe da questi nomi che l’idioma corso sia simile al dialetto genovese; d’altronde qui i Genovesi ne han combinate parecchie, nella storia.
Quarto giorno
Avendo preso l’hotel per due notti, oggi facciamo un giro ad anello. Saliamo al col di Bavella percorrendo una strada spettacolare come al solito, ma anche larga e piacevole. Nonostante qualche nuvola, si vede il doppio panorama: un mare da una parte e un mare dall’altra, ovvero i mari che bagnano sia la costa Est che la costa Ovest. Posto magnifico per un bel trekking… noi ovviamente ci limitiamo a passeggiare un po’. Scendiamo a visitare Sartene e Propriano; belle entrambe.



Presumo che lo Stato Francese provveda alla manutenzione delle strade, mentre nei territori strettamente comunali debba pensarci il comune stesso, con la conseguenza che in questa zona del Sud della Corsica, se la strada è ben tenuta, l’attraversamento dei paesi è un percorso di guerra.
Quinto giorno
Rifacciamo i bagagli e partiamo verso Bonifacio, all’estremità Sud dell’isola. Il paesaggio si fa’ più… sardo.


Prendiamo un acquazzone nella zona di Sartene, l’unico della giornata per fortuna. Bonifacio è una cittadina spettacolare, edificata su una roccia a picco sul mare, dall’urbanistica evidentemente ligure. I vicoli, affollati anche in questa stagione, presentano un susseguirsi di ristoranti, bar, negozi di souvenirs e di prodotti tipici. Siamo nell’agenzia di informazioni turistiche, e mentre attendiamo il nostro turno vedo un quaderno dove i visitatori scrivono liberamente i propri commenti. Prendo la penna e scrivo: “Per i motociclisti la Corsica è come una GIOSTRA”. Arriviamo qui con l’intenzione di traghettare in Sardegna, ma non ci sono traghetti da metà mattinata fino alle 15,30. Il che significa, guarda caso, dover pranzare qui.
All’inizio ho accennato alla costosità della Corsica: tanto per farvi un’idea, pranziamo a Bonifacio con una zuppa, un dolce e bevendo solo acqua, spendendo esattamente come a cena, a Tempio Pausania, dove invece prendiamo primo, secondo, dolce e vino. Anche traghettare da Bonifacio a Santa Teresa di Gallura, che pure è una distanza esigua, costa caro: circa il 70% di quanto abbiamo speso per traghettare dalla Sardegna a Genova, con tanto di cabina esterna.
Andiamo, come detto, a Tempio Pausania. L’impatto con l’interno della Sardegna è magnifico da subito: strade spettacolari e lisce, sapori rustici, mentre dei prezzi ho detto. Nonostante l’abitudine ad adattarmi ad ogni tipo di cucina, tornare al tocco dei nostri chef è sempre un piacere.
Sesto giorno
Oggi il tempo è buono, ma le previsioni meteo per i prossimi due giorni sono pessime, per cui, se dobbiamo restare bloccati è meglio prendere albergo in una città; qualcosa da fare vi si trova. Scegliamo quindi Nuoro, che però si rivelerà il capoluogo di provincia più povero di attrattive che abbia mai visitato. Usciamo da Tempio Pausania e sbagliamo strada, il che si rivela quasi una fortuna. Arriviamo infatti a metà strada per Sassari prima di accorgercene, e correggiamo percorrendo una strada secondaria straordinariamente bella. Passiamo quindi da Oschiri e da Ozieri.

A Nuoro l’albergatore ci consiglia di fare qualche chilometro per visitare la sorgente Su Gologone, un luogo suggestivo che vede uscire dalla roccia viva un rivo di acqua limpidissima.

Anche questa volta, per arrivarvi, sbagliamo strada. Le segnalazioni, in tutta la Sardegna, sono approssimative e quasi sempre mancanti negli incroci importanti. Tipico esempio: dentro ad un abitato vediamo l’indicazione che ci interessa, per la città X. Seguendola, arriviamo ad una rotonda su cui convergono quattro o cinque strade, e non c’è lo straccio di un cartello. Non resta che fermare un automobilista (cosa non facile) o avere la fortuna, come è capitato a noi, di trovare operai dell’ANAS intenti a falciare le erbacce a bordo strada.
Settimo giorno
Sembra che per la mattinata non debba ancora piovere, per cui ci rechiamo ad una ventina di chilometri da Nuoro, a Orune, per vedere alcuni resti della civiltà nuragica. Arriviamo viaggiando fra sughereti e monti scoscesi, facciamo una bella camminata e ci fa’ da cicerone il simpatico cagnolino della bigliettaia. Per tornare alla base, a Nuoro, becchiamo acqua. Il pomeriggio lo trascorriamo passeggiando sotto la pioggia in questa città anonima.

Ottavo giorno
Finalmente ci lasciamo alle spalle Nuoro, sbagliando di nuovo strada per la solita segnaletica fantasma. Fra panorami stupendi arriviamo a Isili. Facilmente? No, Isili, non easily! (ha pure la pronuncia sdrucciola)




Visitiamo un nuraghe splendido con una guida entusiasta che ci inonda di parole e di dépliants. Di fianco al nuraghe passano le rotaie, arrugginite, di una ferrovia a scartamento ridotto. Pare che funzioni solo noleggiandola come un charter, deve essere affascinante. Scendiamo ancora (nel senso che ci muoviamo verso Sud) e, finito il Gennargentu, il panorama cambia. Stiamo per scoprire che, se la Corsica è una giostra, la Sardegna meridionale, all’interno, è un parco divertimenti; per panorami e strade. Non per niente qui sfrecciano gruppetti di motociclisti provenienti da mezza Europa: Germania, Austria e Svizzera su tutti, ma ho visto Francesi, Belgi, Ceki e persino Maltesi. Quando ci fermiamo in un bar o al distributore, come ci vedono abbigliati da motociclisti, si rivolgono a noi in inglese. E’ che sono ben pochi gli italiani che vanno in ferie a maggio, per cui voglio sperare che almeno in luglio e agosto la rappresentanza nazionale sia più nutrita.

Mandas è il posto perfetto per soggiornare in un agriturismo, ma il gestore è assente e non risponde al telefono. Mi richiamerà, ma troppo tardi. Mah, io ci terrei molto a lavorare… In giro per l’Italia questa cosa capita spesso, in bassa stagione. Finiamo infatti in un b&b meno spettacolare a Dolianova, ma con gestori più svegli.
Nono giorno
Altro giro ad anello. Qui, Sardegna meridionale, all’interno, girare in moto è il massimo. Valli aperte, altipiani, paesaggi western, zone brulle. Tutte le strade sono da percorrere, anche secondarie, e ognuna è veloce e riserva una sorpresa. Da queste parti hanno girato molti film “western all’italiana” negli anni ’70.





Visitiamo il nuraghe Arrubiu di Orroli (grandioso!) e l’altopiano della Giara a Gesturi. E’ una delle giornate migliori del viaggio.



Decimo giorno
Decidiamo di andare a Cagliari, che è a pochi chilometri. Ovviamente non ci andiamo per via diretta, ma allungando parecchio. Andiamo infatti verso Est fino a Punta Salinas (raggiungiamo per la prima volta in questo viaggio il mare sardo) e poi un’altra strada interna, parallela alla costa.


Anche oggi panorami stupendi, ancora diversi dai precedenti.


Pomeriggio di grande scarpinata in quel di Cagliari, ma ne valeva la pena.

Undicesimo giorno
Nuovo trasferimento; stavolta per andare verso Nord percorriamo le strade interne più a Ovest, evitando la superstrada Carlo Felice. Belle, ma non come nei due giorni precedenti. Decimomannu, Villasor (con sosta infinita ad un passaggio a livello), Villacidro, Guspini, Sardana, Collinas, Ales, Usellus, Villaurbana, Simaxis, Fordongianus, Busachi, Ghilarza, Abbasanta, Santulussurgiu, Cuglieri, Tresnuraghes. In quest’ultimo paese troviamo un signor hotel, molto più elegante e molto più economico dell’anonimo hotel del capoluogo. Le città sono sempre più care, si sa.
Dodicesimo giorno
La celeberrima Bosa – Alghero l’abbiamo già percorsa nel 2008, (Viaggio del 2008, e il resto del periplo) ma dopo tanti anni, ripercorrerla non è certamente troppo ripetitivo, anzi, è una gioia. Peccato per l’asfalto, che a dispetto delle ottime condizioni generali delle strade Sarde, questa non si può proprio dire che sia perfetta.

E già che ci siamo torniamo anche a Capo Caccia. Spettacolo. Stando alle informazioni raccolte sul Forum di Mototurismo, c’è anche una Bosa – Alghero alternativa, all’interno. Bene, la percorriamo al ritorno. Non si vede il mare, ma è ugualmente bella.

Tredicesimo giorno
Pioggia, pioggia e ancora pioggia, per cui non usiamo la moto. Imborghesiti? Si. Non più motociclisti duri e puri? Si. Siamo ormai un poco stagionati ed anche stufi di tanta acqua. Nel pomeriggio scendiamo in taxi a Bosa e torniamo a Tresnuraghes in autobus. Stare tutto il giorno fermi in hotel, per quanto accogliente, non è comunque da noi.
Quattordicesimo giorno
E’ il giorno dell’imbarco per tornare a casa. Breve e veloce il trasferimento a Porto Torres; non piove ma minaccia, per cui ci andiamo quasi diretti. Nonostante le nuvole, anche qui paesaggio e strade belle, basta evitare la superstrada e ripassare da Alghero. (E indovinare ai bivii privi di segnaletica)

Ciao, isole, siete magnifiche. Certo potevate accoglierci con un meteo migliore, ma… vi perdono.